
Nba, l'Abruzzo e l'Italbasket: Simone Fontecchio si racconta (per la prima volta dopo il passaggio a Miami)
Da Ripa Teatina, ricevendo il XXI Premio Rocky Marciano
Simone Fontecchio sta ricaricando le pile a casa in attesa della sua quarta stagione in Nba, che disputerà con la maglia dei Miami Heat. Jazz e Pistons le sue prime tappe Usa, ora c'è la Florida come meta designata del suo cammino. L'atleta abruzzese più famoso al mondo sabato scorso a Ripa Teatina ha ricevuto il XXI Premio Rocky Marciano e per lui è stato un vero e proprio bagno di folla. “Essere anche solo lontanamente associato ad una leggenda del genere è un vero onore, tutti sanno quanto sono legato alla mia terra e quindi sono molto orgoglioso di questo riconoscimento. Ogni anno cerco di tornare a casa il più possibile, anche se è complicato”, le sue parole, “per stare con la famiglia e i miei amici. Sono andato via da qua che avevo 14 anni, adesso vado per i 30 ma cerco sempre di mantenere un legame forte con i posti del mio cuore e rientrare, anche se solo per poco tempo, è sempre un regalo enorme”. Adesso per lui, la moglie e le sue due figlie c'è un nuovo trasferimento, a Miami, per continuare ad incantare e a sognare negli States. “Gli Usa sono un mondo a parte, bisogna stare alle loro regole ma è un privilegio enorme giocare in una lega di extraterrestri e rappresentare l'Italia. Se ami questo sport è una delle cose più belle che ti possano capitare, ogni anno è una sfida diversa che cerco di affrontare sempre con il sorriso ma con la consapevolezza di dove sono arrivato e da dove sono partito. Cosa mi manca di più dell'Abruzzo? Gli arrosticini”, risponde scherzando. “Sto affrontando questa avventura negli States a cuore aperto, a contatto con una cultura diversa e facendo esperienze incredibili. L'America è davvero una terra piena di opportunità, ma che ti devi conquistare con tutta l'energia che hai. E che devi mantenere ogni giorno, lavorando duro. Essere abruzzese in questo mi aiuta, noi siamo umili e abbiamo tanta forza di volontà”. Ne ha fatta di strada quel ragazzino di talento che aveva tutto da dimostrare e che prima di andare negli Usa si è imposto in Germania e in Spagna. “Per giocare in Nba devi fare uno scatto mentale importante, essere maniacale in ogni allenamento e nel fare i sacrifici tutti i giorni. A Est la Conference è meno impegnativa a livello di logistica, i viaggi sono meno lunghi, a Ovest c'è più competizione ma alla fine si equivalgono. In ogni stagione si alza il livello, anche fisico, io non sono vecchio ma devo lavorare il triplo alla soglia dei 30 anni per farmi trovare pronto. Quale giocatore mi ha colpito di più? Sono cresciuto con i miti di Lebron James e Kevin Durant, anche solo calcare lo stesso campo o scambiare due parole con loro è un qualcosa di incredibile. Dicono che sono un grande difensore? C'è la leggenda che gli europei marchino poco, cerco sempre di dimostrare il contrario”, aggiunge ridendo. Prima della nuova stagione negli States, ci sono gli impegni con la Nazionale. “Abbiamo gli Europei e non vedo l'ora di mettermi la maglia azzurra addosso. L'anno scorso causa l'infortunio ho dovuto saltare partite importanti, non so come andrà ma metteremo tutta l'anima che abbiamo per fare il meglio possibile”. A Pescara ci sarà lil Summer Camp firmato Nba Basketball School Italy, in programma dal 13 al 15 luglio al Pala Elettra II con Fontecchio protagonista. “Voglio raccontare sempre di più questa straordinaria esperienza e per me è speciale poterlo fare proprio in Abruzzo, dove tutto è cominciato: è qui che ho tirato i primi canestri con mia madre Malì e mio nonno Vittorio. Due anni fa c'è stato un altro evento così a Jesolo e mi sono promesso che lo avrei fatto di nuovo solo nella mia terra e per la mia gente”. Detto, fatto.
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