Prima squadra

Torna a parlare il presidente Daniele Sebastiani

Interessante intervista rilasciata a Il Messaggero ed. Abruzzo al collega D'Angelo

30.03.2020 13:41

Interessante intervista del presidente Daniele Sebastiani a Il Messaggero ed. Abruzzo. Ve la proponiamo in versione integrale - più ampia di quella apparsa nella versione cartacea del quotidiano - , grazie alla collaborazione dell'autore, il collega Orlando D'Angelo. Eccola:

Parlare oggi di classifiche, infortuni, scelte tecniche e calcio giocato non ha senso. Il calcio è una componente dell’economia e della società rimasta paralizzata dalla paura e dalla pericolosità del coronavirus. E oggi s’interroga sul suo futuro e sulle vie d’uscita da una crisi senza precedenti. Il presidente del Pescara, Daniele Sebastiani, membro del direttivo della Lega di serie B, è impegnato in prima persona nella ricerca di soluzioni all’impasse attuale. “Oggi siamo tutti fermi, dobbiamo attenerci alle regole e tutelare la salute, nostra, dei nostri cari e della collettività. Dobbiamo uscire da questa situazione con l’obiettivo di non rientrarci nuovamente. E nel frattempo l’Unione Europea deve fare un piano importante per l’economia di tutti gli Stati”. Il calcio trema dalla sue fondamenta, così come trema l'intera economia italiana. “Il problema grosso infatti è per le categorie minori, la D, la C e anche la B. In serie A le società sono strutturate in modo tale che, tra diritti e sponsor, riescono a gestire. Le piccole realtà avranno bisogno di una iniezione di liquidità da parte delle proprietà. Ci vuole un piano di rilancio importante che tenga conto di tutti i fattori per far riaprire le aziende e di conseguenza il mondo del calcio. Se si riparte in estate, quali aziende potranno dare una sponsorizzazione alle società di calcio? Qui non passa giorno senza che arrivi una lettera da uno sponsor che annuncia che non potrà pagare da qui al termine della stagione. Si dovrà rivedere tutto. Il danno al sistema sarà davvero importante”. Sebastiani che pensa del Piano Marshall proposta dal presidente di Lega Balata alla Figc? “La nostra Lega, con il nostro presidente, sta lavorando insieme a tutte le componenti per trovare delle soluzioni di sistema chiaramente sotto la supervisione della Federcalcio. Il presidente Gravina, prima di essere presidente federale, è un imprenditore ed è stato nel calcio anche come proprietario di club, conosce benissimo le problematiche di questo mondo e quali saranno le ricadute di quest’emergenza, quindi sono sicuro che ci guiderà nella direzione giusta per evitare l’implosione del sistema calcio. Credo che sia fondamentale creare il “Fondo salva calcio” di cui ha già parlato Gravina”. Qualche collega presidente, come Stirpe del Frosinone, suggerisce di spalmare la stagione attuale in due anni, ovvero di terminare più o meno tra un anno l’attuale campionato. “Non sono d’accordo. Io spero fino all’ultimo di poter concludere questo campionato, poi se si dovesse annullare tutto, penso che bisognerebbe trovare soluzioni per le situazioni già acclarate. Il Benevento il campionato l’ha già vinto, idem Monza, Reggina e Vicenza in C. Troviamo soluzioni per queste società che hanno dimostrato sul campo di meritare la promozione. E’ chiaro che, in una situazione del genere, ci sarà sempre chi non sarà contento. Ma ora la felicità o la soddisfazione di uno o dell’altro passa in secondo piano rispetto ad un’emergenza così grande. Io oggi sono molto preoccupato per la salute di tutti, non per il calcio. Temo che non ne usciremo fuori in tempi brevi e quindi bisognerà attivare tutte le risorse possibili per aiutare tutti i settori della nostra economia: partite iva, dipendenti, aziende private, e poi a rimorchio il calcio. Il piano d’aiuto deve tenere presente tutti. Anche perché immaginare che, da qui a venti giorni o un mese, qualcuno ci possa dire di tornare in strada, è impensabile”. Ripartire con gli stadi chiusi quindi potrebbe essere una soluzione? “No. Il calcio a porte chiuse non ha senso, è una mortificazione per tutti. Non è sport. Bisogna capire se e come si potrà ripartire. L’impegno di tutti, in questi giorni di riflessione delle Leghe e della Federazione, è quello di cercare di ripartire, guardando al futuro con ottimismo. Se non sarà possibile, ripeto, bisognerà trovare soluzioni sui risultati finali di questi campionati. E ripartire direttamente con la nuova stagione 2020/2021”. Sempre più lontana l’ipotesi di tornare in campo nel breve periodo… “Proviamo a immaginare che, a fine aprile, si possano ricominciare gli allenamenti: ci vorrebbero tre settimane di preparazione e saremmo già a fine maggio. Poi giugno e massimo quindici giorni di luglio per finire il campionato. Sembra fattibile, ma ad una condizione: che il territorio nazionale sia sanificato. Perché le squadre dovranno muoversi, stare insieme in albergo, stare a contatto ravvicinato in campo. Per la questione sanitaria, le partite a porte chiuse non sarebbero certo una soluzione”. Ad oggi pare difficile anche immaginare le squadre in ritiro il prossimo luglio per preparare la stagione 2020/2021. Forse ci sarà bisogno di temporeggiare e partire più tardi, inserendo tanti infrasettimanali nel campionato che verrà. “Non è escluso che accada questo. Infatti dobbiamo stare attenti a non rovinare due competizioni, non solo questa. Oggi invece mi pare che si stia cercando di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ma non sarà facile”. Anche calciatori e tecnici stanno dimostrando maturità: Legrottaglie, Fiorillo e gli altri del Pescara hanno già dato disponibilità al taglio degli stipendi. La Juventus ha già trovato l’accordo con i suoi tesserati. “I giocatori sono sensibili a questa situazione, hanno capito che per tutelare il loro futuro devono aiutare i club. Se non lo facessero, porterebbero il sistema ad implodere. Ognuno deve fare un passo per difendere il proprio posto di lavoro. Tutti insieme ne usciremo fuori. La Juventus ha dato un bel segnale. Se la Juve chiede ai suoi tesserati di fare un gesto del genere, immaginiamo quanto ne possano aver bisogno le società più piccole”. Lo scorso 8 marzo a Benevento, quando avevate tredici persone influenzate e Legrottaglie si è lamentato per i mancati tamponi ai vostri tesserati, ha avuto paura che all’interno del Pescara fosse esploso il contagio da Covid-19? “Sì, ho avuto paura. Ancora di più quando ho visto che altri ragazzi, inizialmente convocati, erano rimasti a casa con l’influenza e anche qualcuno dello staff non stava bene. Non volevamo giocare, ma abbiamo dovuto adeguarci. E’ stata una delle più brutte viste nella mia vita e, lo confesso, avrei preferito dare partita vinta a tavolino al Benevento. Era impossibile giocare con quel clima allo stadio e con la nostra squadra decimata e impaurita. L’importante, per il futuro del calcio, è non cadere più in errori del genere”.

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