Prima squadra

Olivi e il Pescara tra presente e futuro: "Pescara è una piazza fantastica, capace di trasmetterti emozioni uniche"

"Il Pescara può tranquillamente collocarsi tra le prime 6-7 della graduatoria"

20.07.2018 02:06

A CURA DI DANIELE BERARDI

C'è chi ha il biancazzurro cucito sotto pelle e non può fare a meno di abbandonarsi all'eco dei ricordi, rimembrando le imprese in riva all'Adriatico. Samuele Olivi, storico capitano biancazzurro, è uno dei tanti nostalgici che hanno sperimentato l'ebrezza di una promozione da queste parti. Pescara è una città che sfianca, ordina, pretende e ruggisce. Ma ha la capacità di cullarti come le onde del mare che la caratterizza. Il Delfino dà e il Delfino toglie, ma il calore della tifoseria, stretta tra l'Adriatico e l'Appennino, non ha eguali. Samuele Olivi è legato alla città di Pescara e la città di Pescara è legata a doppio con filo con la sua carriera. Sessantasette presenze e sette reti in biancazzurro dal 2009 al 2011. Due anni vissuti a mille, pieni zeppi di gioie, dolori ed emozioni. L'avvicendamento tra Cuccureddu e Di Francesco in panchina, il gol di Ganci contro il Verona (nella finale playoff) e il difficile rapporto con Zeman. Abbiamo scelto di fare due chiacchiere con lui in un momento storico decisivo per il futuro del Delfino. Una sorta di rifondazione silenziosa, con le scorie di una stagione nata male e finita peggio sul groppone. Ma in momenti di crisi, il dolce profumo dei ricordi è necessario per rendere la pillola meno amara. E le parole di chi al biancazzurro ci ha creduto davvero, sono fondamentali per ripartire alla grande.

Partiamo dalla fine, poiché all'età di 36 anni hai scelto di rimetterti in gioco in una realtà “minore”, ma non per questo poco stimolante, come il campionato sammarinese. Cosa si prova ad ascoltare la musichetta della Champions League prima di entrare in campo?

In realtà avevo intenzione di smettere, dopo un lungo girovagare tra Serie C e Serie D. Ma quando si è presentata l'occasione per dire “si” alla Fiorita non ho tentennato. L'inno della Champions League è un'emozione unica e irripetibile. Credo di essere giunto in quella fase della mia carriera in cui riesco a razionalizzare bene un certo tipo di emozioni, ma quella musichetta non può lasciarti impassibile. Soprattutto se penso che certa gente (in categorie superiori) non ha mai avuto il privilegio di giocare un match europeo.

Focus sulla tua esperienza in biancazzurro, visto che in soli due anni sei riuscito a conquistare i cuori dei tifosi. Una cavalcata emozionante culminata col gol di Ganci al Verona e una promozione davvero entusiasmante. Cosa ricordi in particolare di quell'annata memorabile?

Pescara è una piazza fantastica, capace di trasmetterti emozioni uniche. L'ambiente è davvero speciale. La tifoseria pretende tanto, ma è in grado davvero di mettersi la maglia e scendere al tuo fianco ogni domenica. Quell'anno abbiamo fatto davvero qualcosa di straordinario, soprattutto perché eravamo un gruppo molto affiatato. Io, Verratti e Mengoni eravamo i più casinari, ma quando c'era da scendere in campo remavamo tutti verso un unico obiettivo. Sono stato contento di aver contribuito al salto dalla C alla B, dopo un periodo di Purgatorio sia a livello societario che sportivo. È una delle poche esperienze che mi porto dentro e che custodisco con gelosia.

L'esonero di Cuccureddu, dopo la sconfitta interna per 2-1 contro la Cavese, ha rischiato di destabilizzarvi ma l'arrivo di Di Francesco ha cambiato tutto. Come siete riusciti a superare un momento così delicato?

Credo che Cuccureddu sia un allenatore molto preparato a livello tattico e non solo, ma in quel momento ci serviva una scossa. In più, il calcio stava cambiando e lui è rimasto un po' un allenatore “vecchio stampo”. Ha fatto una grande carriera sia da calciatore che da allenatore, ma in quel momento i risultati non gli sorridevano e l'arrivo di Eusebio è stato manna dal cielo.

Anche Di Francesco arrivava dalla Primavera. Nel calcio di oggi si punta molto sugli allenatori giovani ma con risultati alterni. Cos'ha Eusebio che lo differenzia dagli altri colleghi e dove può arrivare?

I risultati sportivi parlano per lui. Non si rimontano tre gol al Barcellona per caso. È un allenatore maniacale prima con se stesso e poi con tutti quelli che lo circondano. Trasmette passione, abnegazione e spirito di sacrificio. Ma prima di essere un grande professionista è una persona speciale, aperta al dialogo e innovativa. Già quand'era in Primavera avevamo avuto un contatto con lui nelle amichevoli e i suoi ragazzini riuscivano sempre a metterci in difficoltà. Si è fatto promotore di un'idea di calcio futuristica che, personalmente, ho ritrovato solo in Pioli tra gli allenatori con cui ho avuto a che fare.

Anche quello fu un cambio in corsa, aggiungerei piuttosto azzardato, come con Epifani quest'anno e con Oddo due anni fa. A Pescara non si ha paura di lanciare tecnici giovani. Ma a chi attribuiresti le colpe del fallimento dello scorso anno? Individueresti un responsabile specifico o distribuiresti le colpe tra tecnico, società e calciatori?

Pescara è una piazza oggettivamente non semplice con cui avere a che fare. Nel 2009 avevamo una grande squadra e tutto l'ambiente voleva vincere per tornare nel calcio che conta, avendo alle spalle tanti anni di Serie A. Non mi sento di individuare un colpevole del fallimento dello scorso campionato, poiché dall'esterno è sempre facile giudicare. Posso dire, però, che a me Pescara ha dato tanto e vincere qui è sempre un'emozione unica. Ma come per ogni cosa, prima di giungere al traguardo agognato c'è bisogno di superare momenti critici. Credo che Pillon sia la figura adatta per ridare linfa all'ambiente biancazzurro, riportandolo ai fasti di un tempo.

Concentriamoci un attimo su Zeman, perché praticamente tu sei andato via col suo arrivo. Quali furono i motivi di quella separazione? Come ti saresti visto in quella squadra di giovani diavoli? Rimpiangi di non aver preso parte a quella cavalcata?

Il boemo è un personaggio molto particolare. Avevo avuto qualche problemino con lui già alla Salernitana. Ho dedotto di non essere funzionale al tipo di calcio che predica. Mi è dispiaciuto molto lasciare Pescara in quel momento perché ero il capitano, alla soglia dei trent'anni, e mi sentivo davvero in forma. Addirittura speravo di chiudere la carriera qui in Abruzzo. Purtroppo il calcio è crudele e sono stato costretto ad andar via. Fondamentalmente ha avuto ragione lui poiché ha ottenuto una splendida promozione partendo quasi da zero. Ma non ho nulla di personale contro Zeman, anzi, mi faceva davvero morir dal ridere. Il calcio, però, è fatto di scelte e non è assolutamente vero che abbiamo avuto screzi di carattere personale. Abbiamo semplicemente ritenuto opportuno prendere strade diverse.  

Hai giocato anche con Verratti. Credo sia arrivato ad un momento di stallo della sua carriera. Cosa gli manca per la svolta decisiva a livello professionale?

"Marcolino" è il futuro del nostro paese ed ha un talento esagerato, ma non lo scopriamo di certo oggi. Per me è un uomo su cui la Nazionale deve assolutamente puntare. Non scordiamoci che ultimamente ha avuto a che fare con problemi fisici non di poco conto. Il Psg è uno dei top club a livello mondiale, ma spesso è necessario cambiare aria per ritrovare stimoli e motivazioni. Credo che Marco prima o poi sarà chiamato ad un passo del genere.

Non posso non interpellarti sull'arrivo di Cristiano Ronaldo in Italia. Il trasferimento del secolo può accentuare il divario tra grandi e piccole del nostro campionato? Per realtà come il Pescara, che bivaccano tra la B e la A, può diventare sempre più complicato affermarsi stabilmente nel massimo campionato? 

L'arrivo del portoghese è fondamentale per la rinascita di tutto il movimento. Secondo me finiranno per beneficiarne, di rimbalzo, anche le categorie inferiori. Certo, questo potrebbe comportare un aumento della forbice economica tra le big e le piccole, ma è sicuramente uno stimolo professionale a dare tutto per misurarsi a certi livelli. Il Pescara ha bisogno di ritrovare stabilità e credo che il presidente Sebastiani stia lavorando per riportare la piazza dove merita.

Concludiamo col solito giochino di pronostici, anche se il campionato di B è ancora in via di definizione visti i guai societari di tante nobili decadute. Chi vedi favorito e dove può collocarsi il Pescara nella griglia di partenza?

Prevedo un campionato molto competitivo al pari dello scorso anno, quando la prima e l'ultima erano distanziate davvero di pochissimo. Ovviamente tra le favorite non mancheranno realtà come il Palermo e il Verona, ma occhio alle neopromosse dalla C, che spesso hanno stupito. Il Pescara può tranquillamente collocarsi tra le prime 6-7 della graduatoria. Ma in un campionato instabile come la Serie B è fondamentale restare aggrappati ai vagoni trainanti, per giocarsi tutto nella seconda parte di stagione. Pescara deve avere, come prerogativa, quella di riportare i tifosi allo stadio facendoli divertire. Il resto verrà da sé. La piazza può darti davvero tanto se riesci a stimolarla come si deve. E poi mi riempirebbe d'orgoglio portare mio figlio nuovamente all'Adriatico, e dire che suo padre ha indossato la maglia di una squadra di Serie A.

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