Prima squadra

"Ecco perchè decidemmo di dare ad Epifani la prima panchina della sua carriera"

Parla Nicola Mincone, vice presidente del Miglianico nel 2011

07.03.2018 07:34

La carriera da tecnico di Massimo Epifani è iniziata dove era finita quella da calciatore. Siamo a Miglianico, anno domini 2011: a Pescara sta nascendo Zemanlandia (ironia del destino....) e nel vicino centro in provincia di Chieti la triade dirigenziale gialloblu decide di affidarsi ad un novizio della panchina che aveva concluso la carriera da giocatore proprio in quel club. La triade era composta dal presidente Mario Aurora, dal vice presidente Nicola Mincone e dal direttore sportivo Gabriele Tacconelli: il sodalizio, che disputava il campionato di serie D, si affidò a un ragazzo ambizioso.

«Non fu un salto nel buio. Già allora si capiva che Massimo Epifani aveva la stoffa per fare carriera. La scelta fu del tutto naturale, avevamo conosciuto Massimo da calciatore e ne avevamo apprezzato le qualità umane, davvero rare. Era un punto di riferimento per i più giovani, sempre il primo a guidare il gruppo e a lavorare sodo nonostante avesse una gran carriera dietro le spalle. Capimmo subito che aveva le qualità per diventare il responsabile tecnico della prima squadra, perché è un uomo che vive per il calcio. Eravamo convinti che Miglianico per lui rappresentasse solo un punto di partenza e non ci sbagliavamo. Aneddoti di quando era con noi? Ce ne sarebbero tanti, ve ne racconto uno in particolare: ero solito far stampare personalmente poster 3x6 della squadra che poi venivano affissi per le strade di Miglianico. Ne ricordo uno con Massimo in panchina che, con volto corrucciato, scrutava il campo. Lo vide qualche giorno prima di una partita, che poi vincemmo, mentre guidava. Diventò una scaramanzia, ne stampammo uno a settimana», racconta oggi Mincone.

L’approdo in serie B in così poco tempo ha stupito molti ma non tutti, dunque.  Di certo non lui. Il legame tra Epifani e Miglianico non si è interrotto con la chiusura del rapporto lavorativo: «Siamo rimasti in contatto, ogni volta che lo abbiamo coinvolto, ad esempio per presenziare agli eventi del nostro settore giovanile, non si è mai sottratto ed è sempre stato disponibilissimo. Massimo è un ragazzo molto serio e preparato, meticoloso e maniacale nel lavoro. L’ottimo percorso fatto a San Nicolò lo testimonia in pieno. Forse ha bruciato le tappe, ma era solo una questione di tempo: uno come lui era destinato ad emergere. Ha una responsabilità importante, adesso, e raccoglie una eredità pesante non solo perché sostituisce una figura come Zeman ma perché è nel club al quale è legatissimo. Ma sono certo che farà bene». 

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