Prima squadra

Cascione: "A Pescara ho lasciato il cuore. Mi piacerebbe tornare”

Da Il Messaggero ed. Abruzzo

27.04.2020 00:18

Per Pasqua aveva prenotato l’hotel per una breve vacanza nella “sua” Pescara. Ma Emmanuel Cascione si è dovuto arrendere all’emergenza e al rispetto del lockdown. Diventato allenatore grazie alla dottrina di Zeman e Di Francesco, ora sogna un ritorno in biancazzurro da allenatore. Il 36enne ex capitano del Delfino, residente a Cesena, è accerchiato da focolai importanti di Covid-19: Rimini, Cattolica, Pesaro. Tanti contagiati, tante vittime, tanta paura. “Cesena invece non ha grandi problemi a livello di contagiati, ma la gente è in casa e lo scenario è surreale. Io ho avuto paura: due giorni prima del decreto ero stato a Rimini per giocare un’amichevole. Anche se era a porte chiuse, c’erano già tanti contagiati…”. L’ex biancazzurro ha chiuso con il calcio giocato e in questa stagione ha intrapreso la carriera da allenatore a Cattolica, in serie D. “Credo che la C, la D e le categorie inferiori siano già terminate – sentenzia Cascione, tre campionati e 99 partite con il Pescara – . Il protocollo sanitario è impossibile da applicare a quei livelli”. Cattolica in corsa per la salvezza. “Esperienza bella e importante, in una piazza nuova. Stavamo pagando un po’ di ritardo, ma stavamo compiendo un mezzo miracolo…”. Voleva portarsi il Sindaco Sansovini in Romagna... “L’estate scorsa ero al mare chiamai Marco: era agosto ed era ancora senza squadra, ma non voleva allontanarsi tanto da Pescara e aveva un ingaggio importante per la nostra società. Alla fine me lo sono ritrovato contro e mi ha fatto gol da avversario!”. Allenatore novizio, ma con grandi maestri: “Ho sempre voluto essere allenatore in campo, parlavo con i compagni e con gli allenatori. Avevo questo sogno nel cassetto da tanto tempo e quindi studiavo già i particolari da ogni allenatore. A livello tattico, Zeman mi ha fatto vedere il calcio da un’altra prospettiva, nella fase propositiva e nel lavoro fisico. Con le dovute proporzioni, cerco di fare un calcio simile a quello del boemo, correggendolo con altre esperienze, come quella fatta con Di Francesco, che mi ha aiutato molto”. Che ricordi delle sue tre stagioni pescaresi, dal 2010 al 2013: “A Pescara tre anni a grande intensità, nel bene e nel male. Il primo per me fu anno di rivalsa dopo Reggio Calabria, con la fortuna di trovare Di Francesco, grande conoscitore di calcio. Se non avessimo sbagliato contro il Livorno, saremmo andati ai play-off... Su Zeman, che aggiungere? In serie A, stagione dai due volti: nella prima parte eravamo andati anche al di sopra delle nostre possibilità, poi la rivoluzione di gennaio… deleteria per il gruppo e per il gioco. Per me, anche problemi con Stroppa e poi con la società”. Tutti ricordano la vicenda “fascia di capitano”: “L’avevo meritata, ma dopo l’arrivo di Sculli ci fu il cambio, indigesto. Così chiesi la cessione, anche se volevo diventare una bandiera e chiudere la carriera a Pescara”. Cascione poteva tornare, ma... “Nelle sessioni di mercato successive, il presidente voleva che tornassi. A Cesena non mi trovavo benissimo, ma stavamo lottando per la A e la società romagnola si oppose. Volevo tornare, ma a fine anno fummo promossi e rimasi lì. Sebastiani mi richiamò a gennaio, nel 2015, ma avevo l’ossessione di giocarmela in A e dissi di no”. Il Pescara lo segue con calore anche adesso. “Una squadra che può essere una sorpresa, sia nel bene che nel male. Non è stata fortunata con gli infortuni. Zauri è un ottimo tecnico e una piacevolissima persona. Con Legrottaglie c'è stato un piccolo cambio, ma ha fatto fatica anche lui. Ora dovrà ripresentarsi bene fisicamente, arriverà il caldo e si giocherà in condizioni non facili”. La strada da allenatore magari lo riporterà all'Adriatico... "Sarebbe un sogno, lì ho lasciato il cuore. Mi piacerebbe tornare”.

FONTE: IL MESSAGGERO ED. ABRUZZO 

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