Editoriale

Una squadra poco zemaniana che può puntare comunque in alto...

Una B così incerta permette al Pescara di lottare

03.10.2017 00:09

Di certo non è un Pescara champagne. E forse non lo sarà mai. Le ultime due gare, entrambe in trasferta ed entrambe senza reti al passivo, rappresentano dei passi in avanti nel processo di una squadra che può e deve lottare per i quartieri alti della graduatoria. Tanto più che ci troviamo al cospetto di un campionato senza padroni certi, con Palermo ed Empoli, ovvero i presunti candidati certi alla lotta promozione insieme al Frosinone, che non ancora hanno lanciato la fuga in vetta. Il campionato cadetto, da sempre ritenuto difficile perchè lungo ed insidisioso, riserva ogni anno sorprese ma quest'anno non ha una corazzata schiacciasassi. Forse lo è il Frosinone, ma i posti per salire nella massima serie sono 3 ed il Pescara ha il dovere di provarci.

Il dovere di provarci non significa, ovviamente, avere l'obbligo di riuscire nell'impresa. La squadra biancazzurra ha ancora problemi insoluti di tenuta e fisionomia, ma il processo di crescita è in atto. In tutte le sue componenti e sotto vari aspetti. La squadra è poco zemaniana, si diceva. Vero. Sono percepibili i classici movimenti del 4-3-3 dogmatico di ZZ in avanti (prova ne sia il gol di Carpi), ma a centrocampo ed in difesa si deve ancora trovare una quadra. Ma anche qui si registrano progessi, con la scelta degli interpreti più idonei al netto del fatto che non tutti costoro sono giocatori di stampo zemaniano. Scordatevi, pobabilmente, una difesa alta, altissima ed una squadra corta e compatta: la squadra è troppo lunga in mezzo al campo, serve che i difensori salgano di più per aggredire gli avversari quando ripartono. Ma le caratteristiche dei giocatori a disposizone difficilmente consentiranno di vedere un Pescara ad immagine e somiglianza di quello che fece "impazzire" l'Europa con la prima Zemanlandia biancazzurra. E non solo perchè mancano talenti assoluti come Immobile, Verratti e Insigne. Mancano i giocatori perfetti per il 4-3-3 targato ZZ ed anche i senatori in grado di riciclarsi trascinando al contempo il gruppo. 

Il Pescara di oggi è il figlio di un compromesso di mercato che, obtorto collo, Zeman si è ritrovato tra le mani a fine mercato. Voleva giocatori diversi, ne ha in dote altri che, seppur di talento, non sono adattissimi al suo calcio. Il boemo lo sa e sta facendo di necessità virtù, provando a plasmare la rosa ad immagine e somiglianza del suo calcio pur cercando di adattare le sue idee al "materiale" tecnico a sua disposizione. Non è più lo Zeman dogmatico di anni fa, è uno Zeman diventato quasi pragmatico. E più elastico. Probabilmente non per volontà, ma per necessità.

Ed allora non sarà sempre Pescara spettacolo, ma un Pescara che può comunque ambire alle posizioni nobili della graduatoria. Non praticando un calcio sparagnino, ma un calcio comunque diverso da quello che l'immaginario collettivo attribuisce allenate alle squadre del boemo. Ma un calcio che può essere redditizio. Perchè questa squadra ha qualità.  "I biancazzurri hanno l’obbligo di lottare per andare in serie A. Può andare bene o male, ma l’obiettivo deve essere quello di competere con i migliori. A maggior ragione, dopo una retrocessione traumatica e dopo che a tutti i livelli è stato promesso un campionato di vertice. Il Pescara non può accontentarsi o farsi schiacciare dagli alibi. L’asticella va tenuta alta", ha scritto Rocco Coletti su Il Centro nel suo pezzo di analisi sui biancazzurri. Concordiamo in toto: l'ambizione ben sostenuta può aiutare ad andare oltre i propri limiti, al patto che gli stessi siano conosciuti da chi di dovere. E ZZ li conosce perfettamente. "Le persone non falliscono perché mirano troppo in alto e sbagliano, ma perché mirano troppo in basso e fanno centro", recita un noto aforisma. Caro Pescara, punta in alto. Perchè puoi solo guadagnarci. "Mira alla luna. Anche se sbagli, atterrerai tra le stelle", sosteneva Les Brown. Non aveva torto....

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