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“COME SI CAMBIA… per non morire!”

Il punto del dott. Pietro Literio, Psicologo/Psicoterapeuta e docente universitario a contratto

07.02.2021 09:23

Riecco il dottor Pietro Literio e la sua rubrica "Calciologicamente", che analizza le vicende di casa Pescara da un punto di vista del tutto particolare. BUONA LETTURA!

“Tu chiamale se vuoi emozioni”, anzi paura. Paura di perdere, come certifica Breda stesso dopo lo spareggio salvezza con la Reggina. E la paura fa tremare le gambe in campo, producendo la “sindrome del millepiedi”: proprio quando inizia ad avere dubbi e fa troppa attenzione a come mette i piedi per camminare, inciampa.

Le sconfitte ripetute e i risultati negativi degli ultimi mesi (e anni) fanno perdere tranquillità in campo e peggiorano il “clima”, sempre più di sfiducia, rassegnazione e contestazione.

Gli insuccessi e gli errori accumulati, soprattutto, agiscono sulla famosa “cazzimma” (come dice il presidente) o, se volete, sulla grinta, sulla aggressività, sulla cattiveria agonistica, sulla intensità della prestazione in campo: la cosiddetta “motivazione” (non più ottimale). L’auto “Pescara” non viaggia in campo più con “il pieno” di benzina ma continuamente in riserva, fino a singhiozzare.

Per questo molti hanno ben chiaro e ripetono COSA serve: un cambio di “ATTEGGIAMENTO”, un cambio nella “testa” dei giocatori, la giusta intensità e concentrazione agonistica in campo che corrispondono alla “motivazione ottimale” (come visto “a sprazzi”, ad esempio contro Monza e Cittadella), al di là dell’atteggiamento tattico.

Tuttavia, nessuno dice COME si cambia l’atteggiamento (mentale)! Eppure se si chiede al preparatore atletico di allenare e migliorare la velocità o la forza dell’atleta in campo si sa come fare: si conoscono gli esercizi da fare e si svolge la specifica preparazione atletica in funzione degli obiettivi da raggiungere (prima e durante il campionato). Lo stesso vale per la MOTIVAZIONE, per l’atteggiamento ottimale in campo (o per la “cazzimma”).

Anch’essi si allenano in modo simile alle capacità fisiche e tattiche: con apposite strategie, tecniche di “mental training” (individuali e di gruppo) non improvvisate ma pianificate attraverso un lavoro di preparazione mentale regolare svolto in precampionato e durante il campionato, così da ottimizzare gli atleti e la loro prestazione in campo (individuale e di gruppo), portandoli “al massimo” in ogni partita.

Gli “occhi della tigre” tanto ricercati e richiesti, non si improvvisano, ne escono a comando o su ordinazione nei momenti di crisi. Anzi le pressioni, i “devo o dobbiamo”, nei momenti di crisi deprimono ancor di più la motivazione.

Invece è proficuo ottimizzare la motivazione nel tempo attraverso un lavoro costante di potenziamento del dialogo interno, dell’immaginazione dell’atleta e dello spirito di squadra (il “NOI”, l’uno per tutti e tutti per uno), che passa da innumerevoli tecniche ed esercizi da tempo appositamente collaudati in “Psicologia dello Sport”.

In tal modo, la “Giulietta o la 500” rimangono sempre tali, ma si portano la “Giulietta e la 500” ogni volta al massimo dei giri, sfruttandone tutte le potenzialità (in questo caso dell’atleta e del gruppo).

La “preparazione mentale” è l’unico modo per aggiungere valore alla prestazione altalenante, discontinua, instabile del Pescara degli ultimi anni, discontinuità accentuata anche dalle attuali logiche di mercato nel calcio, fatte di elevata mobilità professionale a scapito “dell’attaccamento alla maglia” e dell’impegno individuale. I giocatori sono sempre più oggi dei “passeggeri” e sempre meno “bandiere” nelle squadre in cui giocano (per gli innumerevoli prestiti, come anche in casa Pescara), e così la motivazione individuale ne risente ulteriormente.

Una ragione in più per avvalersi del “mental training”, che aumenta anche la soddisfazione e il coinvolgimento lavorativo dei giocatori sempre più “di passaggio” all’interno delle società di calcio.

Ciò richiede, tuttavia, un “cambio culturale” da parte delle società sportive, disposte a credere nell’importanza e nel valore aggiunto della preparazione mentale, in sinergia con la preparazione fisica e tattica.

È necessario, ora più che mai per il Pescara, dopo i ripetuti insuccessi ed errori degli ultimi anni, cambiare per non “morire” sportivamente.

 

Prof. Pietro Literio

Psicologo/Psicoterapeuta, giornalista pubblicista e docente universitario a contratto

 

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