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I Campionissimi in biancazzurro: Rocco Pagano, il "Rocco Volante"

La più forte ala destra nella storia del Delfino

10.09.2018 00:14

CR7? No, il "Rocco Volante". Il più grande numero 7 nella storia biancazzurra è stato senza dubbio Rocco Pagano, colui che portò un certo Paolo Maldini a dire che quello stantuffo che giganteggiava a Pescara è stato il giocatore che più gli ha creato grattacapi nella sua luminosissima carriera. 

Per le nuove generazioni, offriamo un ricordo della celebre ala destra di epoca galeoniana come riportato da museogrigio.it in un bel pezzo intitolato "Pagano, dai fischi del “Mocca” alle difficoltà di Paolo Maldini" a firma di Mario Bocchio. Buona lettura!

"Una vita dedicata al calcio: Rocco Pagano è l’emblema del calciatore appassionato di questo splendido sport. Soprattutto con il Pescara ha scritto la storia, aiutando i colori biancazzurri nella cavalcata alla serie A per due volte.

La sua vita calcistica si snocciola tra promozioni conquistate e complimenti ricevuti. Ci sono tanti bei ricordi nella sua carriera, ma il più bello non può che essere la prima promozione in serie A con il Pescara, perché fu definita da molti inaspettata. La vittoria con la Juventus all’Adriatico nella stagione successiva fu un altro autentico capolavoro, momenti indelebili.

La sua carriera era comincia nella formazione del Banco di Roma in C2 nel 1982-’83, dove fu notato dall’Alessandria, che lo chiamò in riva al Tanaro.

La stagione 1983-’84, la prima dei fratelli Calleri, fu caratterizzata dal cambio di ben tre allenatori: Ferretti, Fossati e Colombo. Alla fine – come noto – la promozione non arrivò, in quanto i Grigi si classificarono solo terzi e in C1 andarono Livorno e Asti.

Esordì in maglia grigia in Coppa Italia, in occasione della sonora vittoria (4-0) contro il Casale, con reti di Gregucci, Cavaglià, Manueli e Marangon. La sua prima in campionato, invece, risale al 2 ottobre 1983, sempre nel derby con i Nerostellati e sempre al “Moccagatta”: Alessandria-Casale 2-0, goals di Scarrone e Pistis.

Per lui, alla fine una ventina di presenze in campionato e un solo goal, in Coppa Italia, nella vittoria dei Grigi a Parma per 4-2.

A dire il vero, non piaceva più di tanto ai tifosi, che incominciavano a rumoreggiare nell’ascoltare il suo nome scandito dall’altoparlante. Alla fine venne scartato, perchè non all’altezza dei progetti della società. Con il senno di poi, il suo bilancio alessandrino stride alquanto con le 275 presenze tra A e B.

Venne ceduto al Derthona, sempre in C2, dove giocò 33 partite e segnando 2 reti, impressionando in positivo.

Aveva avuto ragione Mister Domenghini, che credette in lui, dandogli un ruolo nuovo e ben preciso: prima giocava a centrocampo, venne impostato sulla linea, con il compito di agire larghissimo.

Nel 1985 ci fu il suo trasferimento al Pescara: un anno difficile in B, culminato con il ripescaggio dopo il fallimento del Palermo. In quegli anni il Pescara aveva preso molti giovani: lo stesso Pagano, Carrera, Berlingheri, Bergodi, tutti ragazzi di ottima prospettiva. Il calcio di quei tempi, però, era diverso da quello attuale: prima che una “matricola” iniziasse a giocare passava molto tempo, si dava troppo spazio ai veterani al di là di chi meritava o non meritava. L’anno successivo l’exploit con Galeone alla guida tecnica. Aveva un grande rapporto con tutti i giocatori: anche dopo una sconfitta, cercava sempre di impartire positività.

Dopo cinque anni a Pescara, la scelta di andare a giocare in prestito a Udine, per provare a mettersi in mostra ancora in serie A. Ma in Friuli c’erano tanti giocatori importanti e fu parecchio difficile trovare spazio da titolare. Il ritorno fu inevitabile, tra l’altro Pagano contribuì ad un’altra storica promozione degli abruzzesi in A con 10 reti nella stagione 1991-’92. Poi il passaggio al Perugia, con cui hai ottenuto tre promozioni (una annullata), Ancona e Teramo tra i professionisti, per poi continuare a giocare tra i dilettanti.

Pagano deve praticamente tutto all’allenatore filosofo Giovanni Galeone, il “Profeta” dell’Adriatico che andava in estasi leggendo Camus sulla spiaggia di Francavilla e contemplando il dribbling secco con finta alla Garrincha, a saltare sistematicamente l’uomo, del suo Rocco. “Pagano era uno che i difensori li mandava al manicomio” ha detto più volte Galeone.

Ne sa qualcosa Paolo Maldini che anni fa durante la trasmissione “Controcampo” confessò a uno spiazzato Sandro Piccinini: “L’attaccante che mi ha messo più in difficoltà? – attimo di esitazione e poi il nome che non ti aspetti – Rocco Pagano, del Pescara”. Re per una notte, ma l’interessato spense la tv un attimo prima della rivelazione a sorpresa del monumentale Maldini. Quando il giorno dopo lo venne a sapere, ricambiò con un telegramma spedito a Milanello, ma con Paolo non si è mai incontrati, né parlato al telefono.

Non accadrà mai invece che vedremo Rocco Pagano seduto su una panchina, nonostante sia stato uno degli allievi prediletti della premiata “Scuola Galeone”. Gasperini, Camplone, Di Cara, Bergodi, Allegri (nella foto a fianco con la maglia del Pescara) Allegrierano già allenatori quando giocavano con lui. Appena facevano gruppetto per discutere di tattica Pagano si metteva a palleggiare a distanza . C’è chi nasce per insegnare calcio e chi come lui gioca finché può, solo per divertirsi e per divertire la gente. PaganoIl calcio continua ad essere quel sogno iniziato da ragazzino quando, valigia in mano, da Sannicandro Garganico salì a Torino per entrare nelle giovanili della Juventus. Guardava Causio e quei campioni del mondo dell’82 come delle chimere. I giovani – come ci ha confessato Teodoro Lorenzo – non si avvicinavano neppure per fare le foto. Pagano (oggi nella foto a fianco) era una mezzala alla Tardelli, poi al Derthona l’altro suo maestro di campo, Angelo Domenghini, lo prese da parte e gli disse: “Rocco, tu sei nato per fare l’ala destra, come me”.

Aveva ragione Domingo. Intuizione dell’ala del Cagliari dello scudetto del Cagliari di Scopigno e Gigi Riva, il Domingo vicecampione del mondo a Messico ’70. Traguardi prestigiosi che Rocco, nonostante le reiterate lusinghe delle grandi, non ha mai raggiunto.

È stato una delle tante vittime dell’era pre-Bosman. L’anno della promozione in A con il Pescara lo voleva il Napoli che in cambio offriva il fratello di Maradona, Hugo. I suoi dirigenti gli dissero: “Ci dispiace Rocco, ma questi ci vogliono ammollare un bidone”. Stava per andare all’Inter di Trapattoni, ma alla fine dal Cesena presero Bianchi".

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