Prima squadra

A tutto Luca Leone: "Sogno di far diventare il Delfino una specie di Atalanta. E.."

Interessante intervista de Il Centro al d.s. biancazzurro

27.07.2018 01:03

Luca Leone è tornato a parlare. Ed ha detto cose molto interesanti, tra passato, presente, futuro e calciomercato del Pescara. Lo ha fatto a Il Centro, in una intervista a firma del collega Luigi Di MArzio che vi riproponiamo integralmente.

Eccola:

Spesso in silenzio, mai in prima linea davanti ai microfoni. Il 48enne pescarese Luca Leone, direttore sportivo del Delfino, questa volta si racconta al Centro, analizzando le manovre di mercato e parlando degli obiettivi e dei progetti futuri. 
Leone, sta nascendo un Pescara giovane e con diversi giocatori arrivati in prestito. Come mai questa scelta?
«A me piacciono le squadre con molti giovani. L’anno scorso il Pescara era tra le prime squadre con l’età media più bassa della B, circa 24 anni, e vogliamo continuare su questa linea. I prestiti servono alle società anche in termini economici legati ai bonus federali per il minutaggio. L’anno scorso, per esempio, abbiamo incassato quasi 1 milione e mezzo di euro di contributi. Sono operazioni che servono alle società, ma non dimentichiamo una cosa».
Che cosa?
«Il Pescara sta aumentando il suo patrimonio tecnico. Tra l’anno scorso e quest’anno, abbiamo preso a titolo definitivo i vari Gravillon, Kanoutè, Mancuso, Proietti e Machin. Non è assolutamente un dato da sottovalutare per una società come la nostra. Io dico che nel calcio o si lavora per vincere o per vendere giocatori e fare plusvalenze in grado di aiutare la società. Il presidente Sebastiani, nonostante le critiche che subisce, è uno che nel tempo ha dimostrato di saper fare tutte e due le cose. Questa è una società modello, sana e che ha fatto investimenti importanti sul centro sportivo, sul convitto e sul potenziamento del settore giovanile».
L’obiettivo qual è?
«Il mio sogno è quello di far diventare il Delfino una specie di Atalanta. Ci sono tutti i presupposti per riuscirci e spero che Sebastiani rimanga al timone per altri 10 anni, perché ha dimostrato che questo progetto può realizzarlo».
Lei viene dipinto come l’ombra del presidente. 
«Ho appreso tanto da lui a livello amministrativo e gestionale. Secondo me, ha una marcia in più degli altri, anche se, quando è all’opera, è difficile stargli dietro. Sebastiani è uno che ti assorbe tutte le energie».
Come ha detto anche il direttore tecnico Giorgio Repetto, il presidente fa il mercato in prima linea. È infastidito? 
«No. I presidenti devono essere sempre in prima linea. I direttori impostano la trattative, ma chi gestisce il club è il presidente ed è giusto che incida. I direttori sportivi sono “pro calciatori” e spesso serve l’irruzione del presidente nelle trattative. È l’uomo dei conti e deve far quadrare il bilancio. Sebastiani fa il mercato in base alle mie indicazioni e di Repetto. Lui ascolta molto i nostri consigli ».
Lavora qui da tre anni, ma si concede poco a livello mediatico. Perché?
«Purtroppo è un mio limite e preferisco mantenere un basso profilo. Anche Paratici (il ds della Juve, ndr) non parla mai (ride, ndr). Secondo me, il direttore sportivo deve parlare il meno possibile e pensare soltanto al lavoro».
Dopo le (diverse) delusioni delle ultime due stagioni in che modo si riparte e che Pescara sta nascendo?
«Innanzitutto siamo ripartiti dal nostro allenatore. Non lo conoscevo, è stato segnalato da Repetto, e per me è stata una piacevole scoperta. Ha dimostrato sul campo di essere un grande tecnico, oltre che una persona per bene. Stiamo cercando di mantenere l’intelaiatura della squadra che ha centrato la salvezza, seguendo le indicazioni di Pillon che punta sul 4-3-3. Tuttavia, stiamo lavorando soprattutto per eliminare i difetti degli anni passati».
Quali?
«In primis abbattere il numero dei gol subiti. Poi far diventare il Pescara una squadra unita e coesa, ovvero ciò che è mancato l’anno scorso. Vedo che Pillon sta facendo nascere davvero un bel gruppo. Vorrei una squadra in grado di far entusiasmare i tifosi e renderli orgogliosi di essere pescaresi. Il gruppo deve essere la prima cosa, perché ricordiamoci che un giocatore forte ti fa vincere una partita, ma è la squadra intera ti fa vincere il campionato».
Su quali giocatori scommette?
«Mi aspetto tanto dai senatori. Voglio vedere in loro la voglia di riscatto, mentre i nuovi devono capire che indossare la maglia del Pescara è un privilegio. A proposito, vorrei spendere due parole per Campagnaro. Sono felice che sia rimasto con noi. Un giocatore come lui dovrebbe giocare fino a 50 anni. Hugo ci darà una grande mano e deve essere un faro per i giovani».
Parlando di giovani, è arrivato qui un suo pupillo come Gaetano Monachello.
«È un giocatore che avevo a Lanciano, ma non lo scopro di certo io. È un ragazzo che ha talento e mi aspetto tanto da lui, ma deve capire che il gol non deve diventare un’ossessione. Secondo me, sarà una piacevole sorpresa».
Perché avete riscattato Machin dalla Roma?
«È un predestinato e non c’entra nulla con la B. Se mantiene gli standard delle ultime gare del passato campionato sarà devastante».
Pavoletti, Falcinelli, Conti, Sepe, Spinazzola. Nella sua carriera da ds ha lanciato diversi giovani. Ha un rimpianto?
«Non aver preso Capezzi della Sampdoria. E’ un giocatore fortissimo».
Il colpo di mercato della B chi lo ha piazzato?
«Il Verona con Di Carmine e il Brescia prendendo Donnarumma».
Le favorite per la promozione?
«Verona e Benevento sono le squadre da battere, ma anche il Brescia».
La sorpresa?
«Dobbiamo essere noi e, quindi, dico il Pescara».
Che cosa manca al Delfino per chiudere il mercato?
«Al 90 per cento la squadra è completa, ma faremo le ultime operazioni per completarla. Se ci sarà l’occasione giusta da sfruttare per migliorarci, non ci tireremo indietro».
Scamacca e Nenè sono due attaccanti nel mirino?
«Li seguiamo, ma non voglio fare nomi perché non è giusto illudere i tifosi».
In futuro si vede ancora a Pescara?
«Spero di sì. Per me è come lavorare alla Juve. La mia sfida è portare il Pescara in A per rimanerci».

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