Prima squadra

Fiamozzi resterà al Pescara? La situazione

Il giocatore ha parlato a Il Centro, in esclusiva, nei giorni scorsi

22.05.2018 00:05

Ricky Fiamozzi e un futuro da scrivere. Ancora a tinte biancazzurre? Forse, ma non è detto. Il giovatore, intanto, nei giorni scorsi si è raccontato, tra passato, presente e futuro, in esclusiva a Il Centro. E noi vi riportiamo le principali dichiarazioni rilasciate dal terzino, alla sua seconda esperienza pescarese.

GLI INIZI DI CARRIERA - «Dal Mezzocorona sono approdato al Milan, ero appena tredicenne. Con me in squadra c’era Mancuso, che ora è qui a Pescara, ma anche De Sciglio e Verdi. In rossonero giocavo esterno d’attacco, poi ,quando sono passato al Varese, a 18 anni, il direttore sportivo dell’epoca, Milanese, mi ha cambiato ruolo e ho iniziato la prima stagione in Primavera da difensore ed è andata benissimo. Questa decisione mi ha cambiato la carriera Senza calcio che cosa avreI fatto? Avrei studiato e frequentato l’università. Mi sarebbe piaciuto studiare scienze dell’alimentazione per diventare un nutrizionista». 

IL PASSATO TRA PROBLEMI E...RINASCITA IN BIANCAZZURRO - La sua prima esperienza in biancazzurro, quasi tre anni fa, è iniziata dopo un’estate particolare. Il 23 giugno 2015, infatti, lei, all’epoca tesserato del Varese, riceve un avviso di garanzia in merito alla presunta combine della partita Varese-Catania (0-3), che ha portato all'arresto, tra gli altri, del presidente del Catania Pulvirenti. «Un vero incubo. È ancora tutto aperto, visto che l’indagine non si è conclusa, ma non c’è nessuna prova contro di me. Ricordo benissimo quel giorno. Ero a casa, a Mezzocorona. Avevo finito la stagione a Varese, che era appena fallito, e avevo perso gli ultimi quattro mesi di stipendi e tanti soldi. Il giorno dopo sarei dovuto partire per le vacanze. Mi hanno citofonato a casa alle 7 del mattino, era la Digos, che mi ha notificato l’avviso di garanzia, chiedendomi se fossi io il calciatore Fiamozzi che aveva giocato l’incontro Varese-Catania». Che cosa ha pensato in quel momento? «Mi è crollato il mondo addosso per una cosa che non ho fatto. Mi hanno buttato in una storia bruttissima e sono finito nell’elenco di nomi fatti da Pulvirenti. È stato davvero tutto assurdo. Avevo 22 anni e mi hanno tirato in ballo in una situazione bruttissima con la quale non c’entravo nulla».  E poi cosa è successo? «L’indagine non è chiusa perché i tempi sono lunghissimi, ma non c’è nulla contro di me, nessuna prova in più di 5mila pagine di verbali, tra intercettazioni e analisi dei dispositivi».  Dopo quell’estate tremenda, la chiamata del Pescara è stata quasi una rinascita per lei? «Certamente. Per me è stato come entrare in Paradiso. Ero svincolato, mi allenavo da solo, a Mezzocorona, e poi è arrivata la chiamata del Pescara. Non ho pensato a nulla e ho accettato subito. Sono stati sei mesi bellissimi, poi, nel gennaio 2016, sono andato al Genoa in serie A, quasi inaspettatamente, per poi tornare quest’anno». 
IL FUTURO - Lei è in prestito dal Genoa. Il prossimo anno dove vorrebbe giocare?
«Non so cosa succederà. L’ambizione è quella di tornare in A, ma vedremo cosa succederà. Se dovessi rimanere in B, mi piacerebbe tantissimo rimanere qui. Mi trovo benissimo in questa città e sono legato a quest’ambiente da quando sono arrivato la prima volta, nel 2015». Come mai? «La mia ragazza, Margherita, studia, scienze sociali a Pescara dal 2015 e, anche se ero altrove per via del mio lavoro, Pescara è diventata la mia seconda città e spesso sono stato qui, quasi ogni mese».

 

Commenti

VIDEO - Accadde oggi: Trapani, l'ultima promozione in A del Pescara
Ecco l'arbitro di Pescara - Ascoli