Prima squadra

Machin: "Prestazioni come quelle col Crotone non si ripeteranno più"

Il centrocampista a Il Centro: "Rialziamoci, niente più figuracce"

05.10.2019 09:35

Prima che esplodesse il "caso deferimenti" (leggi qui), Josè Machin era stato protagonista di una diretta Facebook sulla pagina de Il Centro ed aveva parlato del momento delicato che si vive attualmente in casa Pescara, con il Delfino reduce da 2 ko di fila. Parole interessanti quelle di Machin a Il Centro, ecco il sunto di quanto dichiarato al quotidiano abruzzese e risportato poi nell'edizione cartacea dell'organo di informazione:

Come arrivate al derby con l’Ascoli?
«Ci presentiamo dopo due sconfitte e l’Ascoli sta facendo bene, ma tutto può succedere. Vogliamo regalare i tre punti ai tifosi perché sappiamo che per loro è una partita molto sentita. Dobbiamo tirare fuori tutto che abbiamo dentro».
La sconfitta con il Crotone cosa vi ha lasciato?
«Abbiamo capito di aver sbagliato e siamo convinti che una prestazione del genere non si ripeterà più».
Quando si vedrà il vero Pescara?
«Ci vuole tempo perché la squadra è nuova, ci sono stati tanti arrivi negli ultimi giorni di mercato. Presto avremo la nostra identità, avremo più fiducia nei nostri mezzi e faremo un grande campionato. Non siamo partiti come l’anno scorso, ma non penso che la nostra situazione sia tragica».
L’anno scorso, a gennaio, è andato a Parma, in serie A, quando il Pescara lottava per la promozione. Ha rimpianti?
«Sì, perché penso a cosa sarebbe successo se fossi rimasto qui. Nonostante la mia partenza, sono sempre rimasto legato al Pescara. Ero il primo tifoso. Seguivo tutte le partite. Godevo per le vittorie, mi arrabbiavo per le sconfitte. Mi sentivo ancora parte di questo gruppo».
Al Parma ha giocato solo due partite. Rifarebbe la scelta di andare via da Pescara?
«Nella vita devi fare delle scelte. A Parma non è andata come volevo: non ho avuto la chance di dimostrare se sono già in grado di giocare a quei livelli. Rifarei quella scelta perché Parma è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere. Non nego, però, che avrei voluto giocare la semifinale play off col Pescara e aiutare il Delfino ad andare in A».
A Parma lei è stato allenato dal pescarese Roberto D’Aversa.
«Anche se ho giocato poco, ho imparato tanto da lui. D’Aversa mi ha fatto esordire in serie A, quindi devo ringraziarlo».
Zauri che allenatore è?
«È un grande tecnico, a me piacciono le sue idee e il suo modo di fare. Farà una grande carriera».
Di Machìn si dice che è un giocatore estroverso, dinamico, tecnico ma con la tendenza a strafare. È d’accordo?
«No, io cerco sempre di fare la giocata quando ho la palla sui piedi. Sono cresciuto in un calcio, quello spagnolo, dove ti insegnano a giocare in avanti appena ricevi il pallone. Questo, purtroppo, in Italia non è un’abitudine».
Come nasce questa mentalità?
«Al Barcellona tutti i giorni lavoravo ore e ore sullo stop e il passaggio. Così migliori tanto la tecnica. Tanti movimenti che faccio li ho imparati a 8 anni lì. In Spagna si predilige il bel gioco, concetto che al Barcellona è esasperato».
Con l’Ascoli Zauri dovrebbe cambiare modulo e passare dal 4-3-3 al 3-5-1-1. Significa stravolgere l’identità della squadra?
«Noi abbiamo sempre lavorato con il 4-3-3 e penso che questa sia la nostra identità. Ma siamo pronti a cambiare e possiamo adottare qualsiasi modulo».
Qual è l’allenatore a cui è rimasto più legato?
«Ho un bel ricordo di Pillon perché è stato quello che mi ha dato più fiducia. È un allenatore che mi tengo bello stretto».
Ha mai avuto momenti di tensione con lui quando non la faceva giocare?
«No, sarebbe da folli. È impossibile litigare con Pillon perché è troppo buono. Non ho mai avuto problemi».
Machin è una mezz’ala o può fare anche altri ruoli?
«Sono soprattutto trequartista, è il ruolo in cui sono cresciuto. Ma se giochiamo con tre centrocampisti posso fare la mezz’ala».
Prima della partita con il Crotone, capitan Fiorillo ha detto che c’è troppa negatività attorno al Delfino. È vero?
«Rispetto tanto Fiorillo come uomo, quindi mi allineo al suo pensiero. Le polemiche non servono, non dev’esserci negatività. Abbiamo tanti giovani che possono risentirne».
Cosa vi manca per dare una sterzata al campionato?
«Ci serve la scintilla. Appena scatta, il nostro sarà un campionato importante. Poi bisogna vedere cosa si preferisce, se giocare bene o vincere. Se giochi bene ma non vinci, vieni criticato lo stesso».
È un Pescara da play off?
«È presto per dirlo. L’anno scorso da subito si capiva che la squadra era da play off. Ora siamo partiti piano, ma le qualità ci sono».
Quali sono le favorite?
«Benevento e poi Empoli dove c’è Mancuso, il più forte di tutti».
Com’è nata l’opportunità di tornare a Pescara?
«Ci sono buoni rapporti tra Pescara e Parma. Io avevo bisogno di trovare più spazio e qui posso giocare con più continuità. È bastata una telefonata del presidente Sebastiani».
A 15 anni è stato scartato dal Milan.
«Feci un provino e andò anche bene. Ma fui scartato per un problema col passaporto».
Qual è il suo sogno?
«Arrivare in un top club e vincere lo scudetto. Nel medio termine, voglio fare una grande stagione col Pescara e tornare in A»

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