Prima squadra

Zeman: «Io vecchio? Sono ancora avanti 15 anni. E sul Pescara...»

È pronto per riportare il Pescara in serie A? «Ci proviamo, in fondo si aspira sempre al massimo»

24.07.2017 00:50

Al Corriere della Sera, il tecnico del Pescara ha concesso una lunga intervista. Non solo sui temi caldi dell'universo italiano del pallone (vedi in archivio ps24), anche di attualità biancazzurra.

Ecco un piccolo stralcio.

Zdenek Zeman per lei Pescara è un ritorno. Operazione nostalgia?
«Si torna solo se si è lasciato un buon ricordo. Si dice che le retrocesse siano favorite per la promozione, ma se poi in serie A arrivano Benevento e Spal significa che non è vero».

In carriera ha lanciato tanti giocatori: da Pescara Insigne, Verratti e Immobile. Il suo calcio valorizza i giovani?
«I giovani possono crescere, sui vecchi ormai che fai? Il talento conta, ma tutto dipende da loro, se seguono».

Oggi lei è l’allenatore più anziano tra serie A e B: il suo è ancora un calcio innovativo?
«Fino a cinque anni fa dicevano che ero vent’anni avanti a tutti, me ne restano ancora 15 prima che mi raggiungano».

Chi è lo Zeman di oggi?
«Non voglio che nessuno mi copi. Gli allenatori iniziano in un modo, poi perdono tre partite e cambiano: siano coerenti. Se giochi con i più forti perdi: io lo accetto. Gli altri fanno catenaccio e perdono lo stesso. Meglio allora far come pare a me e difendere le mie idee».

È pronto per riportare il Pescara in serie A?
«Ci proviamo, in fondo si aspira sempre al massimo»

Negli ultimi anni il calcio è diventato dei calciatori: decidono loro che fare?
«No, dipende dai procuratori. Gestiscono interessi extracalcistici, vanno da chi paga di più. Una volta l’allenatore contava, oggi i giocatori parlano con il presidente».

Le piace l’idea della Var?
«No. Il calcio deve rimanere uguale. Ci sono gli errori dei giocatori, ci possono stare quelli degli arbitri, se non sono comandati dall’alto».

Vitor Frade ha teorizzato la periodizzazione tattica, concetto lontano da lei?
«La tattica è importante, ma se si basa su un individuo non è più tattica. Se compri un giocatore da 100 milioni ti aspetti che faccia tutto lui, non può».

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