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ZEMAN'S KARMA - "Pescara e Zeman, insieme è d'obbligo evitare il naufragio"

Pescara e Zeman, insieme vietato fallire

14.11.2017 00:49

Riecco la rubrica settimanale realizzata da PS24 in collaborazione con Gruppo Zeman, il laboratorio diretto da Salvatore Piedimonte. "Zeman's Karma" in questa stagione è firmato da Salvio Imparato. 

Buona lettura!

Nelle città in cui non si vede l’ombra di scudetto da molti anni, si usa scaramanticamente non nominare il titolo ambito, quando forse forse è finalmente un obiettivo. Di questa scaramanzia, e non ne fanno mistero, sono contagiati anche allenatori e calciatori.

Ora a Pescara, per quello che la storia racconta, parlare di scudetto non è ovviamente un sacrilegio, ci si può scherzare su, come sul sognare lotterie o altre inaspettate fortune, ma si, forse è possibile pure pronunciare la parola promozione, quello che invece sembra innominabile è il nome di quel paese delle meraviglie, calcistiche, dove sono state scritte le più belle pagine della storia del Boemo. Chi per riti scaramantici e chi per vecchi rancori preferisce non sbilanciarsi, anche quando si intravedono sprazzi di giostra zemaniana, come il secondo tempo contro il Palermo e come la vittoria sull’U21, meglio essere cauti, meglio non esaltarsi. Giusto così, perché a Bari sono riapparsi i soliti problemi, nonostante un buon primo tempo in cui il Delfino ha mostrato un buon atteggiamento, è mancata la qualità e la continuità necessaria, non solo per superare i galletti, ma anche per scacciare finalmente i tanti dubbi di quest’annata che stenta a decollare.

La partita ha raccontato un Pescara, che nella prima frazione, sembra aver speso tante energie psicofisiche per rendere sterile un Bari comunque attendista, molto possesso lento e poco aggressivo. Nella ripresa infatti, il Pescara ha subito il cambio di atteggiamento del Bari, che somigliava tanto al secondo tempo dei ragazzi di Zeman, visto contro i rosanero, quello è l’atteggiamento che il Boemo vorrebbe vedere sempre e che purtroppo scatta solo in momenti di svantaggio.La squadra ha preso l’abitudine di giocare per non perdere, per non prendere gol e si sono anche persi i riferimenti offensivi. Pettinari viene troppo dietro a prendere palla, ad aiutare la squadra nella copertura e nel recupero del pallone, forse è proprio questo uno dei fattori a determinare l’abbassamento della media gol del numero 17 biancoazzurro, che nelle prime uscite sembrava a suo agio negli schemi che portavano il  marchio di fabbrica del Boemo.

La sensazione resta sempre una, e cioè che Zeman non ha sicuramente accettato di prendere il timone di una squadra già retrocessa, senza avere precise garanzie sul futuro e sul mercato, non è intenzione di questa rubrica difendere l’allenatore e puntare il dito sull’operato della società, ma sta di fatto che questa è una rosa costruita in prospettiva e non si è mostrata, fino ad ora, propriamente incline alla filosofia del maestro di Praga, ma questo già è stato detto troppe volte, come già è stato ripetuto che l’ambiente ovviamente non avrebbe avuto pazienza, nemmeno con Zeman in panchina.

A Pescara, di questi tempi, il nome del Boemo non suscita più il fascino di un tempo, i brutti cori contro lui, della settimana scorsa, non sono un bel segnale, e adesso con le voci di un probabile esonero sembra più solo che mai. Stabilire i meriti e demeriti suoi e della società non porterebbe a nulla ora, ma sta di fatto che pagherebbe solo lui, rischiando di chiudere nel peggiore dei modi la carriera, nella città dove ha scritto bellissime pagine di storia del calcio. Quindi a Pescara con Zeman è vietato fallire, almeno non così, dopo la pazienza avuta con Oddo l’anno scorso, e il tempo necessario avuto per costruire la risalita con lui e Pavone, l'esonero non sarebbe la giusta soluzione. Bisogna continuare sulla strada percorsa, senza parlare di cambi moduli e inutili ritorni, si è scelto di fare un certo tipo di calcio e fino a Gennaio bisognerà capire chi può farlo e chi no per poi intervenire sul mercato, ad oggi manca un’ala sinistra di passo, qualità e visone di gioco e almeno un difensore veloce (ieri Galano e Anderson hanno vinto spesso i duelli in velocità ndr), insomma il tempo per crescere, migliorare e integrare c’è, bisogna capire se, nonostante le sconfitte, è intatta la voglia di crescere insieme e se è ancora salda la fiducia di tutti, nel lavoro duro iniziato mesi fa.

Non ci poniamo la questione nel modo giusto, la domanda che dovremmo farci è - «Tu ci credi in questa storia o no?»

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