Prima squadra

Pescara-Lecce: la legge degli ex

Incroci nostalgici stasera all'Adriatico

05.11.2018 10:55

A CURA DI DANIELE BERARDI

Certi amori non finiscono mai. Alcuni restano in cantina per diverso tempo, salvo poi tornare a bussare alle nostre porte quando meno ce lo aspettiamo. Altri ancora sono più infidi e aspettano che la nostalgia avvolga il cuore per tornare a far pressione su antiche ferite. Memorie “vendittiane” di un passato dalle mille sfumature: grigio, avvolgente, romantico, feroce, sgargiante, deludente. Un climax di emozioni che ci assale guardando negli occhi di quello che è stato e che, come il ciclo delle stagioni, torna a riproporsi. Quasi senza pietà.

 

Pescara-Lecce non è mai una sfida banale. Due squadre che si affrontano a distanza di 12 anni dall'ultimo scontro diretto. Da Galeone e Mazzone a Pillon e Liverani. C'è un tripudio di emozioni in questo decennio abbondante. Fallimenti, promozioni, cambi di proprietà e chi più ne ha più ne metta. Come due amanti che si rincontrano a distanza di tantissimo tempo e che, come normale che sia, hanno timore perfino nell'incrociare lo sguardo. Ma biancazzurri e giallorossi hanno un filo comune che attraversa le loro storie e che tornerà ad infiammarsi questa sera, in un Adriatico vestito a festa per una sfida dal retrogusto nostalgico. Tanta gente guarderà negli occhi il proprio passato non appena scoccherà l'ora X. Sul campo e sugli spalti, Pescara e Lecce hanno un vaso pieno di ricordi da scoperchiare al momento giusto.

Potevano esserci, ma la sorte ha deciso il contrario. Stefano Pettinari e Cesare Bovo non saranno della partita questa sera, causa noie muscolari, poiché il destino beffardo (a volte) non vuole neanche permetterti di incrociare lo sguardo della donna che ti ha amato. Una storia d'amore voluta e cercata, quella tra il Pescara e l'ex centravanti della Primavera della Roma. Un lungo peregrinare in prestito, fra Latina e Terni, per poi tornare con Zeman e riprendersi quello che la sorte gli aveva lasciato sotto lo zerbino. Il dualismo con Ganz, la tripletta ai pugliesi, le sterzate e i doppi passi roteanti. Stefano Pettinari aveva provato ad accendere la luce in un'annata difficile, con Zeman in panchina. Le 13 marcature in un campionato maledetto come quello scorso sono dolore e speranza allo stesso tempo. Ma le storie d'amore più belle sono destinate a finire nei modi peggiori, e Pettinari lascia Pescara dopo il mancato accordo sulle cifre del rinnovo. Il brutto anatroccolo, diventato cigno in riva all'Adriatico, ha scelto di cambiare nido, ma il destino beffardo gli impedirà di esultare (in ogni caso) contro i suoi ex tifosi.

Esperienze flash per l'altro infortunato Bovo e per Filippo Falco. L'ex Torino, giunto per dare una mano in Serie A, ha passato più tempo in infermeria che sul rettangolo verde lasciando un'immagine sfocata di sé, più che un ricordo concreto. Pochi sussulti anche attorno al nome di Falco, rinforzo illustre dello scorso mercato di gennaio, ma anche lui attanagliato dai malanni fisici. L'ex Benevento era il bombarolo incaricato di dare vivacità alle azioni manovrate biancazzurre coi suoi guizzi e il su talento, ma si è auto-disinnescato dopo 8 presenze e nessun gol all'attivo. A volte non serve neanche scegliere tra il filo rosso e quello blu.

Nostalgia in abbondanza sulle corsie laterali di difesa. Per fare gli occhi lucidi di fronte al nome di Luca Di Matteo bisogna tornare indietro di circa dieci anni. Era il Pescara di Zoppetti, Gonnella e Vantaggiato con Ballardini, Ammazzalorso, Di Battista e De Rosa che occuparono la panchina biancazzurra in un'annata disastrosa. Per la cronaca, in quella squadra era presente anche un giovane Matteo Ciofani. Di Matteo, nato proprio qui a Pescara, si mise in mostra soprattutto l'anno successivo, nei meandri della Serie C, per poi migrare verso altri lidi. Discorso a parte per Venuti, giunto in Abruzzo quattro stagioni fa con la maglia biancazzurra, ma messo kappaò da un problema alla rotula che gli impedì di esordire in prima squadra. Anche nel suo passato c'è uno scorcio di mare Adriatico nostrano. Ultimo, ma non per importanza, Riccardo Fiamozzi, che a Pescara ha lasciato un bel ricordo legato indissolubilmente alla promozione con Oddo, ottenuta sul campo del Trapani. Un campionato davvero entusiasmante quello, concluso con la finale playoff di Trapani che mandò in visibilio i biancazzurri accorsi in Sicilia e non solo. Ma Fiamozzi è tornato in Abruzzo anche in un momento molto delicato, a gennaio scorso, quando il Pescara aveva bisogno di linfa e vitalità per mettere punti tra sé e la zona calda. Gesto apprezzato dalla piazza, stasera tornerà da avversario ma dovrebbe partire dalla panchina come Falco e Di Matteo. Complici gli infortuni di Bovo e Pettinari, sarà il solo Venuti a fronteggiare occhi negli occhi le sfumature del proprio passato. E come dimenticare Fabio Liverani, tecnico dei pugliesi più volte accostato alla panchina biancazzurra. Panchina sulla quale, però, stasera siederà Bepi Pillon coi suoi ragazzi pronti a riprendersi il primato. Sarà una sfida d'altri tempi, con la cifra tecnica delle due squadre che azzera precedenti e ricorrenze nostalgiche. Farfalle nello stomaco e gambe tremanti svaniranno in un lampo al fischio dell'arbitro Di Paolo di Avezzano. Pescara e Lecce, di nuovo l'una contro l'altra, con gli occhi lucidi osservando il passato, ma con lo sguardo proteso verso un futuro ancora tutto da scrivere.

 

 

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