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Legrottaglie: "Credo di aver contribuito anch’io al traguardo salvezza. E.."

Il Centro ha intervistato l'ex: "Rivendico la bontà del mio lavoro"

21.09.2020 00:01

In settimana c'è stato il botta (leggi qui) e risposta (leggi qui) tra gli artefici dell'ultima staffetta sulla panchina del Pescara, ovvero Sottil e Legrottaglie. La vicenda viene chiusa da una nuova intervista de Il Centro a Nicola Legrottaglie, nella quale chiarisce parecchi punti.

Ecco le dichiarazioni di Legrottaglie al quotidiano abruzzese, pubblicate nei giorni scorsi:

Legrottaglie, come giudica i suoi mesi a Pescara in B?
«Una bella esperienza, formativa. Avevo detto al presidente Sebastiani che sarei uscito in punta di piedi. E così ho fatto. Lo posso solo ringraziare per avermi dato la possibilità di lavorare e di farmi conoscere a livello di serie B».
Esperienza finita però con un esonero.
«Sì, e comunque io devo ringraziare il gruppo che mi ha seguito. Ha cercato di applicare in campo quella che era una filosofia di gioco propositiva. Certo, i risultati ci hanno premiato solo in parte. Però, sono convinto che saremmo riusciti a tagliare il traguardo della salvezza. Evidentemente, il presidente non ne era così certo e ha preferito cambiare. Ma i motivi dovete chiederli a lui».
Che cosa si porta dietro?
«Io penso che abbiamo giocato un buon calcio. Propositivo. Per carità, avrò commesso anche degli errori – d’altronde chi non ne commette? – però si è voluto porre l’accento più sugli elementi negativi che su quelli positivi. Pensavo di meritare ulteriore fiducia. Credo di aver contribuito anch’io, con il mio lavoro, al raggiungimento del traguardo salvezza. Che non era così facile da centrare. E che veniva dato per scontato quando scontato non era».
Magari dopo la prima contro al Juve Stabia dopo il lockdown si pensava a una salvezza già in ghiaccio?
«Giocammo una grande partita. Poteva finire con un risultato più rotondo. Eravamo una delle squadre più in forma. Per questo non ritengo giusto parlare di condizione atletica carente, nei secondi tempi nessuno ci ha mai messo sotto. Abbiamo perso a 13 secondi della fine a Pisa; con l’Empoli avremmo meritato di più e con la Cremonese abbiamo preso un solo tiro in porta, purtroppo decisivo. Certo, i risultati non sono stati pari a quanto fatto vedere sul piano del gioco. Meritavamo di più. Però, ci si dimentica in fretta di certe cose».
Ovvero?
«La partita contro il Pordenone, ad esempio, dopo la quale è andato via Machìn, uno dei giocatori più forti della B. Che il sostituto, Pucciarelli, si è subito fatto male. Ci si dimentica delle prestazioni. Di quella di Udine, ma anche di quella con il Cittadella o del secondo tempo contro l’Ascoli. C’erano tracce evidenti di un progetto tecnico che stava prendendo quota. Poi, ci si è messo il coronavirus. Tumminello e Bocic si sono fatti male, ad esempio. È stata una gestione particolare. Rivendico gli aspetti positivi che hanno contribuito alla salvezza del Pescara in una stagione anomala».
La trasferta di Pisa è stato il punto di svolta? Quel gol di Soddimo in pieno recupero dopo il pari di Clemenza?
«Sul piano della continuità dei risultati forse sì. Ma quella era un’altra dimostrazione di progetto e mentalità. La squadra, nonostante fosse in dieci e avesse appena pareggiato, cercava la vittoria. Non si accontentava. Io la vedo come un aspetto positivo, chiaramente sarebbe stato ancora più positivo con un punto in più in classifica. Ma la crescita di un gruppo passa anche da certi momenti negativi».
Ha visto i play out?
«Certo, entrambe le partite. E ho tifato Pescara come un qualsiasi tifoso. C’era anche il mio lavoro in mezzo al campo. C’era prima di tutto l’affetto per i ragazzi e per la piazza che mi hanno accolto alla grande. E poi c’era una fetta di gratificazione anche per il lavoro mio e del mio staff».

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