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L'abruzzese Ciccone apre il 2020 con una vittoria. E guarda a Tokyio..

Cassani punta forte sul corridore teatino

17.02.2020 09:36

Alla prima gara dell'anno arriva subito un successo di prestigio per Giulio Ciccone. Il campione teatino della Trek Segafredo, ma ieri in gara con la maglia della Nazionale, è stato infatti l'autentico dominatore del Trofeo Laigueglia, che ha concluso con le braccia levate al cielo dopo un'azione travolgente partita sullo strappo più duro del percorso a poco meno di 10 km dall’arrivo. Giulio Ciccone ha messo il turbo e ha lanciato l’attacco decisivo con una semplicità disarmante che lo ha portato al traguardo in solitudine, con buona pace di Beniamin Hailu della Nippo Delko One Provence e di Diego Rosa della Arkea-Samsic, che si sono dovuti accontentare degli altri due gradini del podio della classica ligure che apre il 2020 agonistico. Lo stacco secco del campione di Brecciarola ha fatto dunque la differenza e testimonia l'ottimo lavoro invernale di un corridore che, dopo un 2019 da lode, punta a grandissimi obiettivi in questa annata agonistica che lo vedrà impegnato prossimamente nella Tirreno-Adriatico e poi al Giro e al Tour fino al grande appuntamento con l'Olimpiade di Tokyo.

"Giulio fa parte della rosa ristretta di nomi per Tokyo, ma mi interessa molto, per non dire soprattutto, in vista dei Campionati del Mondo", ha detto Davide Cassani, il commissario tecnico della Nazionale, "anche perchè ci sono più posti a disposizione rispetto ai Giochi Olimpici dove potrò portare solo 5 corridori. Giulio nel 2019 è cresciuto tantissimo, ha vinto una bella tappa al Giro e ha vestito la maglia gialla al Tour, ed è uno dei nostri giovani emergenti. Correre con Nibali (suo nuovo compagno di squadra alla Trek Segafredo, ndr) non può fargli che bene. C'è solo da imparare da un campione come Vincenzo, sono contento che lo segua nel suo calendario". Poi sui social ha ampliato il concetto: "Giulio Ciccone è un ragazzo di 25 anni ed oggi ha vinto il trofeo Laigueglia. Da ragazzino faticava a finire le corse, da Under 23 prometteva bene, da professionista vince. Giulio è il classico esempio di ottima gestione di un talento. Pazienza e lungimiranza. Dopo un anno alla Palazzago (2013) passa al Team Colpack dove resta due anni. Cresce senza pressioni, facendo un ottimo calendario, arricchito da corse a tappe (Coppi e Bartali, Tour of The Alps, tour de l’avenir) in maglia azzurra. L’ottima collaborazione tra team e nazionale, la possibilità di prendere il via a qualche corsa a tappe, ha permesso a Giulio di crescere, di prepararsi in modo adeguato al passaggio di categoria che arriva dopo 3 anni da Under 23, alla Bardiani. E subito raccoglie una bellissima vittoria di tappa al Giro d’Italia. Problemi fisici ne rallentano la crescita ma non la bloccano, anzi. I 3 anni alla corte di Bruno Reverberi gli hanno permesso di misurarsi al meglio, giocarsi le proprie carte, partecipare a gare importanti e migliorarsi costantemente. Correre in una squadra Professional vuol dire avere più libertà, correre per vincere, sentire il profumo di un piazzamento. Per la testa è fondamentale. Dico questo perchè non sempre il passaggio in una world tour è la scelta migliore per un giovane. Credo che, se Ciccone fosse passato in una grande squadra a 21 anni, non sarebbe il corridore che è adesso . Quando sei tanto giovane e approdi in una World Tour il più delle volte devi correre per gli altri. Vuol dire che spazio per un risultato personale potrebbe venire a mancare e non c è cosa peggiore per un ragazzo non avere la possibilità di fare, ogni tanto, la propria corsa, cercare anche un semplice piazzamento. Non tutti sono come Remo Evenepoel anzi, a tanti servono anni per trovare la propria dimensione. Giulio Ciccone è stato bravo perché ha scelto sempre squadre giuste per lui e con pazienza, perseveranza, sacrificio, allenamento , carattere, ora, a 25 anni, è una delle più belle promesse del nostro ciclismo. Non so se ha fatto tutto di testa sua ma se qualcuno lo ha consigliato vorrei fargli i complimenti. In effetti ci sono nel nostro mondo procuratori bravissimi che fanno gli interessi dei corridori, purtroppo però c è qualcuno che di interesse fa il proprio e chi ci rimette è il sogno di giovani speranze"

Tornando al Laigueglia, non c'è solo da segnalare la grande vittoria di Ciccone ma anche l'ottima performance di un altro abruzzese, Antonio Di Sante della Sangemini Trevigiani, che è stato protagonista della prima grande fuga di giornata e della vittoria di due GPM prima di essere risucchiato dal gruppo dopo 150 km in tandem con il collega Matteo Baseggio della General Store. Nel finale, la stoccata di Ciccone è stata celebrata dopo il traguardo con un bacio dedicato alla mamma, inviato attraverso la telecamera, e gli occhiali gettati al pubblico con lo stesso gesto che aveva già fatto vincendo la tappa del Mortirolo all'ultimo Giro. "Non potevo chiedere debutto di migliore. Testa, gambe ma soprattutto cuore, che mi ha spinto ad attaccare per dedicare il successo a mamma Silvana", le aprole del campione che punta a un 2020 da lode

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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