Prima squadra

Amarcord - Campionato 2002/03: storia di una promozione

17.07.2016 00:26
A cura di Andrea Colazilli È dura la vita, quando dopo 18 anni passati nel salotto buono della serie B - intervallati da qualche capatina nel paradiso della A - ti ritrovi nell’inferno della serie C. E lo è ancor più quando, con il rischio di bruciarti in quelle fiamme, ci devi convivere per un altro anno. Era dal campionato 1982-83 che il Pescara non si ritrovava nei meandri della terza serie; ci sprofonda di nuovo nel 2001/02, campionato che si chiude con la beffa di Catania, nel ritorno di una semifinale play off che a molti fece gridare allo scandalo. E così il girone B della C1 del campionato 2002/03 vede di nuovo ai nastri di partenza i biancazzurri. E stavolta, non importa come, quel campionato va vinto assolutamente: un altro anno all’inferno la piazza proprio non lo sopporterebbe.  L’ossatura della squadra non cambia granchè rispetto alla precedente annata. Arrivano però due rinforzi importanti nel reparto offensivo: il primo è il ritorno dal Cosenza  del figliol prodigo Federico Giampaolo, colui che, dopo Mario Tontodonati, sarà il miglior realizzatore di tutti i tempi in maglia biancazzurra; il secondo è Andrea Cecchini da L’Aquila, che si rivelerà decisivo per le sorti del Delfino. La squadra tipo vede Santarelli in porta (ribattezzato “il sindaco” come avverrà poi con Sansovini), Rossi, Sbrizzo, Antonaccio e Micolucci in difesa, Bellè, Apa, Di Fabio e Palladini a centrocampo, e i due di cui sopra in attacco. Un buon numero di partite lo giocarono anche Biancone, Calaiò, Croce, Marziano, Minopoli, Nicoletto, Perra e Zanetti. Al timone il confermato Ivo Iaconi: “Ivo il tardivo”, lo soprannominarono, in modo non proprio affettuoso, i tifosi del Pescara, per la poca lungimiranza del tecnico nel leggere le partite e ad effettuare i cambi in corsa. È tra le più accreditate, anzi è forse la favorita alla vittoria finale, quel Pescara. L’unica che sembra in grado di impensierirla – come poi sarà – è l’Avellino. Poi ci sono squadre di categoria che possono creare grattacapi come la Sambenedettese e il Taranto, e mine vaganti impazzite come il neopromosso Martina. Discorso a parte merita la folta pattuglia di squadre abruzzesi : L’Aquila, Teramo, Chieti, Lanciano e Giulianova non nutrono, almeno in partenza, speranze di promozione ma si sa, quando incontrano sul loro cammino i colori biancazzurri sono pronte e decise a vender carissima la pelle. Si parte, e la partenza non è male, tutt’altro. Nelle prime 10 giornate il Pescara non perde mai. Certo, il bel gioco non è di casa all’Adriatico, e sarà una costante di tutta la stagione, ma i risultati, grazie ai singoli arrivano, e portano i biancazzurri da subito nei piani altissimi della classifica. Poi, ecco la sconfitta di Avellino e di riflesso l’inopinata battuta d’arresto casalinga contro la Torres. Quindi un’altra lunga striscia positiva di risultati (sconfitta a Sora esclusa): tante vittorie e qualche pareggio, specie nei derby regionali, che ai tifosi hanno fatto storcere il naso, e non poco. Ma l’Avellino corre, tanto quanto il Pescara se non di più. E difatti il 23 marzo 2003, nel giorno del match di ritorno – stavolta all’Adriatico – contro gli irpini, il Delfino ha 2 punti di svantaggio da recuperare: una vittoria nello scontro diretto vorrebbe dire sorpasso e svolta psicologica forse decisiva per il campionato, ed invece…Pescara 1 – Avellino 2, al termine di una prestazione che definire imbarazzante è un eufemismo. Pescara a -5 a 6 giornate dal termine: servirebbe ora un miracolo per la promozione diretta. La forte e preventivata contestazione della piazza danno però la scossa, con mister Iaconi che si lancia addirittura a dire “Ora le vinciamo tutte”. Non gli crede nessuno, ma alle parole la sua squadra fa seguire i fatti. E che fatti. 5-3 a Sassari e 4-0 a Taranto tanto per cominciare, mentre l’Avellino vince con la Samb ma perde col Teramo. Pescara ora a -2. Poi arriva il successo casalingo contro il Paternò: 1-0 con gol del giovane Calaiò al 96°, in una partita sconsigliata ai deboli di cuore. Quindi 3-1 a Benevento, con l’Avellino fermato sul pareggio da L’Aquila. Ecco l’aggancio, in 4 giornate il Pescara ha clamorosamente recuperato l’ampio svantaggio. E, ironia della sorte, c’è da ringraziare due squadre abruzzesi, quelle stesse compagini che nel corso della stagione più di qualche punto ai biancazzurri l’hanno sottratto. Il Delfino è ora un treno spedito che di fermarsi non ne vuol proprio sapere: nelle ultime 2 giornate altre due vittorie, 4-2 col Sora e 3-1 a Pesaro. Le 6 vittorie annunciate arrivano ma non basta: anche l’Avellino vince le ultime 2 e grazie alla favorevole classifica avulsa negli scontri diretti, brinda alla serie B, mentre al Pescara, ritrovatosi con un pugno di mosche in mano, tocca disputare la pericolosissima appendice dei play off. E come se non bastasse, la semifinale è contro la Samb, squadra facente capo alla famiglia Gaucci, proprio come lo era il Catania l’anno prima. Nuovo timore di beffa atroce, insomma, acuita dal match d’andata del “Riviera delle Palme”, dove il Pescara esce sconfitto 1-0 nonostante una buona prestazione. Ma al ritorno è tutt’altra storia: netto e indiscutibile successo per 2-0 e porte schiuse per la finalissima. Atto conclusivo contro la sorpresa Martina. Andata in Puglia e 0-0 finale grazie anche al “sindaco” Santarelli che para un rigore. Al ritorno basta non perdere per festeggiare il ritorno in B. Ma, in un Adriatico letteralmente pieno come un uovo, il Pescara non fa calcoli e vince 2-0 con i gol di Palladini e Cecchini. È fatta, dopo 2 anni si torna nella serie cadetta. Una sofferenza, acuita dalla disputa dei play off, ma forse anche per questa ancor più bella e entusiasmante. Il Pescara dice addio all’inferno della serie C e si riaccomoda nel salotto buono della B. Le realizzazioni in serie di Cecchini (ben 22 i suoi gol, playoff inclusi), le giocate dei vari Giampaolo, Bellè e Palladini, le parate salva risultato di Santarelli, il giusto mix di una squadra dagli interpreti giovani ed esperti, la coesione e la vicinanza di una piazza che nel momento decisivo si è stretta intorno ai suoi ragazzi: eccoli gli ingredienti di una sudata, sofferta, ma assolutamente meritata promozione. L’ultima del compianto commendator Scibilia. Alcuni dati statistici sono stati reperiti dal libro "I numeri della Pescara Calcio 1936-2007" di Gianni Lussoso

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