Editoriale

Se tre indizi fanno una prova....

Terza remuntada subita di fila: non può essere un caso

21.09.2017 00:48

Eh no, caro Pescara, così no! Se tre indizi fanno una prova, l’imputato Pescara è colpevole. Per la terza volta di fila, la squadra di Zeman, pur avanti di più reti, si fa rimontare ed è costretta a rimandare l’appuntamento con i tre punti (la vittoria manca dal match di debutto contro il Foggia; dopo di allora, una sconfitta e tre pareggi). La terza remuntada conferma pregi e difetti di una squadra che, pur con le carenze di organico (doppioni in alcuni ruoli, evidenti lacune in altri), ha molto talento ma che attualmente è una bella incompiuta. 

Intendiamoci: guai a fare processi dopo appena 5 turni, il campionato è tutto da giocare e questo Pescara può diventare la mina vagante del torneo. A patto, però, di accelerare il suo processo di crescita.

Dalla cintola in su, pur essendoci margini di miglioramento, le cose vanno già benone: il Delfino va in gol con regoilarità e si iniziano a vedere le peculiari trame zemaniane. E' dalla cintola in giù che le cose non vanno. Ridurre il discorso al solo reparto arretrato sarebbe errato, è un problema di fase difensiva. Il centrocampo non fa filtro, la catena di sinistra ha tutti interpreti avvezzi più ad offendere e non a difendere e c'è la pericolosa tendenza, più evidente nell'ultimo 1/3 di gara quando iniziano a mancare energie e lucidità, ad allungarsi. Gli errori dei singoli o del reparto difensivo (anche sulle palle inattive, vetusto tallone d'Achille) mettono a nudo, sottolineandole, le fragilità di una squadra che sembra sempre poter spiccare il volo salvo poi non riusce a decollare.

Al di là degli aspetti prettamente tattici (a proposito, caro mister: ma un cambio conservativo come a Brescia in Coppa Italia non si può proprio fare?), è un problema anche di maturità e di assenza di leader carismatici in grado di caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti difficili. Il contraccolpo psicologico della tendenza evidenziata circa l'incapacità di saper gestire il risultato è il primo aspetto sul quale Zeman deve intervenire. In una squadra tanto giovane e da poco formata, il consolidarsi di paure e timori può essere deleterio. E non solo: il maestro boemo dovrà anche gestire al meglio le risorse del suo organico. C'è infatti il rischio concreto di perdere alla causa elementi importanti che ora sono ai margini per diversi motivi (da Ganz a Balzano), che devono essere recuperati sul piano mentale (Fiorillo o Fornasier, ad esempio) o che vivono momenti particolari (Zampano e Benali in primis). E' qui che forse si gioca la partita più importante: trattasi di elementi che in B possono fare la differenza. Ma questo Zeman lo sa...

 

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